Quando la Porsche mette il... "golfone"; Nordstadt Artz Golf 928

Un momento di pausa, uno scambio di battute con il collega che condivide la scrivania di fronte alla mia, ecco riaffiorare i ricordi di tuner tedeschi più o meno noti.Tra le pieghe della memoria riemerge un’immagine frontale di due Golf Mk I, per scriverla all’inglese, affiancate; entrambe apparentemente di serie, anche se quella di sinistra è visibilmente “anabolizzata” nelle dimensioni.
Parte subito la domanda dell’amico “Ma perché non scrivi della Golf di Artz nella tua rubrica?” “Quale? Quella con il motore della Porsche 928?” Controbatto.“Sì!” Risponde lui.
Artz molto probabilmente è noto ai più per la trasformazioni degli anni ’80 di quelle che i sudditi di Sua Maestà la regina chiamano “shooting brake”, o “break de chasse” per dirla alla francese, realizzate sulla base della gamma a motore anteriore della Casa della cavallina di Stoccarda; vale a dire le versioni station wagon delle varie Porsche 944 e 928. In realtà Günter Artz è il manager della Autohauses Nordstadt di Hannover, concessionaria Volkswagen-Audi, ed è esperto di pubbliche relazioni; buona parte della sua attività, in particolare le elaborazioni relative ai modelli delle Firme di Wolsburg e dei quattro anelli, è volta all’attività promozionale del suo autosalone. Ha inoltre l’innata capacità di riuscire dove altri falliscono, ovvero farsi omologare le proprie creazioni dal TÜV, l’associazione tedesca preposta al controllo tecnico, non solo sui veicoli. La sua prima realizzazione è una VW Karmann Ghia Typ 34 equipaggiata con il propulsore 6 cilindri boxer della Chevrolet Corvair, a cui nel 1969 segue una VW 411 color argento chiamata “Nordstadt-Express”, dotata sempre di un motore 6 cilindri boxer, questa volta però preso in prestito da una Porsche 911. Nel 1972 è la volta del “Nordstadt Carrera-Käfer“ un VW 1303, il Maggiolone dell’epoca, la cui carrozzeria è montata su pianale e sospensioni della Porsche 914/6, mentre il propulsore è il ben noto 2,7 litri da 210 cv della 911 sistemato in posizione centrale; notevoli le prestazioni con 213 Km/h di velocità di punta e lo 0-100km/h percorso in 7,3 secondi. La frenata è assicurata da quattro dischi ventilati. L’aspetto esterno è fondamentalmente di serie, anche se prese d’aria sotto i finestrini posteriori, assetto ribassato, cerchi in lega con pneumatici larghi e parafanghi molto muscolosi lo fanno distinguere a colpo d’occhio da un qualsiasi altro Maggiolone. Il vano posteriore, che sul 1303 d’origine ospita il motore, qui è destinato a piccolo bagagliaio. 


Nel 1979 vede la luce la Golf-928; si tratta di uno strano connubio tra il pianale Porsche 928 e la replica della carrozzeria della Golf Mk I. A parte le dimensioni molto dilatate, più larga di 30 cm e più lunga di 20, l’aspetto è quello abbastanza dimesso di una GL a 3 porte, frontale compreso. Nessuna appendice aerodinamica, spoiler o alettone fa capolino su questa vettura. In accordo con Volkswagen viene deliberata una produzione di 10 esemplari di questa particolarissima utilitaria, anche se sembra che la piccola factory avesse ricevuto ordini per circa 50 esemplari; top secret il prezzo, stimato molto probabilmente in una cifra attorno ai 150.000 DM dell’epoca. Chassis, sospensioni, motore freni e cambio sono quelli della 928. Il propulsore è il V8 da 4,5 litri da 240 cv, che spinge il “Golfone” a circa 225 km/h di velocità massima. Lo 0-100 km/h si percorre in un… Amen, vale a dire in 6,6 secondi. Le gomme sono Pirelli P7 radiali 225/VR16 calzate sui cerchi standard della prima serie della 8 cilindri di Zuffenhausen, detti a disco del telefono per il particolare design che ne richiama la rotella con i numeri. Insolito il processo produttivo, che prevede l’acquisto di una 928 da smantellare, i cui pezzi in eccesso vengono poi rivenduti ad autoriparatori. La carrozzeria, contrariamente a quanto si crede, non è originale Volkswagen ma è una copia conforme, allestita appositamente dai cinque operai dell’atelier di Artz; viene realizzata già delle misure corrette per essere montata sul pianale Porsche. Solo il giro porta e la pelle esterna delle portiere sono componenti originali della Golf. Anche i finestrini sono specifici per la vettura, in particolare i larghissimi e costosissimi parabrezza e lunotto. La rivista statunitense “All about Porsches” nel 1980 quota il costo del solo pare-brise una cifra attorno ai 3.000 $.

Ad un osservatore distratto può sembrare che Artz abbia letteralmente trapiantato l’interno di Zuffenhausen sulla propria creazione, in realtà a parte i sedili, il volante, il quadro strumenti e pochi altri dettagli molte componenti dell’arredo interno sono allestite su misura per l’automobile, tra questi la plancia ed i pannelli porta che richiamano nel disegno sia stilemi della Casa della Cavallina che di Wolfsburg. Il primo “Golfone ” costruito è color argento e monta la trasmissione manuale a 5 rapporti, come il secondo, allestito nel 1980 e color antracite. Le altre otto sono state previste con il cambio automatico. Dei dieci esemplari sei sono destinati alla Germania, uno alla Francia, uno alla Svizzera e ben due all’Australia. In realtà queste otto vetture, che avrebbero anche dovuto ricevere il più potente motore da 5 litri di cilindrata per 300 scalpitanti equini di Stoccarda, sembra non siano mai state costruite. Alcune fonti parlano anche di un terzo esemplare completato, del quale al momento non esiste documentazione; sul web si trova traccia solo delle prime due Golf anabolizzate.



Foto da: http://www.speedhunters.com

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